La questione Tibet

Complimenti a Matteo Bordone, giornalista, opinionista, blogger e presentatore radiofonico (Condor, RAI 2 insieme a Luca Sofri, dalle 16 alle 17): con poche parole spiega la situazione che si è venuta a creare in Tibet. Ed io la penso esattamente come lui.
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Non ho molto da dire su questo argomento. La cosa è molto ma molto semplice. C’è che il Tibet è un paese. Da cosa si vede? Dal fatto che la gente sia di un’etnia, parli una lingua, abbia una cultura e una religione, e soprattutto dal fatto che per arrivarci c’è da scarpinare parecchio (sì, lo so che adesso per confutare questa verità hanno fatto il treno di merda). Tenzin Gyatso, che è il capoccia della situazione, è in esilio da un pochino di anni. Perchè la Cina se l’è preso lei, il TIbet. Sua Santitè dopo un po’ ha detto va bene, non vogliamo l’indipendenza, basta un’autonomia che ci permetta di essere il Tibet anche dentro la Cina. Risposta: mazzate. Ne discutiamo? Mazzate. Facciamo un parco a tema? Mazzate (Il parco a tema lo facciamo noi). Toc toc: manifestazione? Mazzate.
La speranza � che tra gli sportivi ci sia chi se ne fotta degli accordi e faccia le cose per cui erano famose le olimpiadi negli anni della guerra fredda. Pugni alzati, proteste, squadre che non si presentano.
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